lunedì 19 marzo 2012

Forte presenza nella zona...e sopralluogo

L'acquedotto Alessandrino



L'acquedotto Alessandrino (Aqua Alexandrina), l'undicesimo acquedotto dell'antica Roma, venne edificato nel 226 dall'imperatore Alessandro Severo(11 marzo 222 – 19 marzo 235). La sua realizzazione era finalizzata all'approvvigionamento idrico delle terme di Nerone che, situate in Campo Marzio presso il Pantheon (circa nella zona occupata oggi da Palazzo Madama), erano state radicalmente ristrutturate dallo stesso imperatore, e che pertanto da allora assunsero anche la denominazione di "terme Alessandrine" (Thermae Alexandrinae).
Le sue acque venivano captate da falde acquifere in località “Pantano Borghese”, nei pressi del XIV miglio dell'antica via Prenestina, 3 km a nord dell'abitato di Colonna. Il percorso si sviluppava, date anche le notevoli capacità tecniche dell'epoca, in buona parte su arcuazioni, mentre i tratti sotterranei erano limitati a cunicoli (di 0,72 m. di larghezza per 1,80 di altezza) per oltrepassare le alture. Le arcate dell'acquedotto Alessandrino, in speco sotterraneo fino alla tenuta di Torre Angela, sono tuttora quasi per intero visibili nei tratti successivi sui vari fossi (nella zona di Centocelle le arcate raggiungono la massima quota, tra i 20 e i 25 m) fino alla zona della “Marranella”, dopo la quale raggiunge, in percorso sotterraneo sconosciuto, la zona di Torpignattara. Da qui lo speco procedeva nuovamente interrato fino ad entrare in Roma nella zona cosiddetta ad spem veterem, nei pressi dell'attuale Porta Maggiore. Rodolfo Lanciani, al riguardo, afferma che «...[l'acquedotto] penetrava in città a un livello di 3,18 m inferiore all'attuale soglia di Porta Maggiore», che era poi il livello di campagna dell'epoca. Nelle vicinanze doveva trovarsi la piscina limaria, il bacino di decantazione per la purificazione delle acque. Nessun altro avanzo del percorso è visibile all'interno della cinta delle Mura Aureliane.
I principali interventi di restauro risalgono all'epoca di Diocleziano, a cavallo tra il III e il IV secolo, poi tra il V e il VI secolo, e ancora verso la fine dell'VIII, ad opera di papa Adriano I.
L'acquedotto Alessandrino giungeva alle terme di Nerone dopo un percorso di circa 22 km. Si è calcolato che la portata giornaliera di acqua fosse pari a 21.632 m3, circa 250 litri al secondo.

Oggi le stesse sorgenti sono utilizzate dall'acquedotto dell'Acqua Felice, realizzato nel 1585 per volontà di papa Sisto V.                             


Il Grande Raccordo Anulare taglia in due l’acquedotto, rendendone visibile lo speco protetto da una grata. Nei pressi del Parco di Torre Maura emerge di nuovo davanti alla chiesa parrocchiale per poi scomparire nuovamente e riemerge, perfettamente allineato verso ovest, nelle immediate adiacenze del Parco Alessandrino, all’interno del quale è stata costruita nel 2006 dall’architetto Meier la parrocchia di Tor Tre Teste.
Il tratto più imponente e maestoso dell’acquedotto è visibile nel quartiere Centocelle, nei pressi di via degli Olmi e via dei Pioppi, dove raggiunge un’altezza di circa 25 metri. In questo tratto, 50 arcate sovrastano viale Palmiro Togliatti ed è ben visibile una torre medioevale di difesa che ne testimonia l’utilizzo almeno fino al Medioevo. L’ultimo tratto visibile è quello alla fine di via Tor Pignattara, dove la struttura scavalca il fosso dell’acqua Bullicante (o della Maranella).

SOPRALLUOGO - URBAN VOID N 33









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