Nel corso dei secoli precedenti la biblioteca si era arricchita di preziosi manoscritti, dono di nobili romani, ovvero trascritti o posseduti dai frati stessi, che alla loro morte, li avevano lasciati in eredità al convento. Angelo Rocca diede alla nuova biblioteca una sede idonea, proprie rendite, un suo regolamento e volle che fosse aperta a tutti, senza limiti di stato e di censo. L'assoluta novità dell'istituzione voluta dal Rocca destò l'interesse di un pubblico sempre crescente e la fama della biblioteca si diffuse ben presto tra gli studiosi.
Circa trent’anni dopo la morte di Angelo Rocca (1652), gli agostiniani acquistarono le casupole tra piazza di Sant’Agostino e via della Scrofa, le demolirono e in quell’area costruirono un’ala del convento in cui trovò posto la nuova biblioteca. Essi affidarono nel 1658 il progetto a Francesco Borromini che aveva già lavorato alla costruzione delle due biblioteche romane: la Vallicelliana e la Sapienza. Oggi restano disegni dei progetti dell’architetto ticinese che lasciò l’esecuzione della biblioteca al suo assistente Francesco Righi; di questa realizzazione seicentesca oggi non resta nulla se non una descrizione sommaria in un documento di un secolo dopo, che la descrive come un grande ambiente rettangolare con quattro pilastri (due per parte) che sostenevano una volta tramite archi.
Le fondazioni furono terminate nel 1660 e un anno dopo era concluso anche il piano terra e si cominciò a lavorare al piano nobile, più precisamente ai muri della libreria. La disposizione e definizione degli spazi, testimoniata riprende temi e aspetti delle principali biblioteche barocche romane, diffusi dal fondamentale modello della Barberiniana: il doppio accesso (dalla parte del convento per i padri e dalla piazza per i forestieri), il grande “vaso” del salone fatto a volta ornata con stucchi, la presenza di ambienti accessori e di un “antilibraria” ornata con ritratti di uomini illustri, arricchita da una decorazione floreale. Direttamente dal modello borrominiano della Sapienza doveva il disegno degli arredi.
Nel 1661 Lukas Holste (1596-1661), custode della Biblioteca Vaticana, lasciò ai frati agostiniani la sua preziosa collezione di volumi a stampa (circa 3.000).
Nel 1667 un documento testimonia il pagamento avvenuto per la realizzazione della volta della biblioteca, avvenuta sotto la direzione di un nuovo architetto, Francesco Cortese. Nel 1670 circa verranno trasportati i libri all’interno della nuova biblioteca.
Nel 1740 gli agostiniani acquistarono la biblioteca del cardinale Domenico Passionei. Si raddoppiò così il patrimonio e l’ampliamento necessario per contenerlo venne affidato a Luigi Vanvitelli che, nel 1765, demolirà la biblioteca seicentesca per ricostruirne una sulle precedenti fondazioni. I muri perimetrali restano nella posizione come i precedenti e l’unico significativo intervento appare quello dell’ingresso della biblioteca; la posizione rimane la stessa ma lo scalone di accesso fu spostato per consentire un ampliamento del salone.
Nel 1873, come previsto dalla legge, emanata sei anni prima, di eversione dell'asse ecclesiastico, la biblioteca fu acquisita dal neonato Stato italiano.
Fra il 1934 e il 1940 furono aperte tre finestre sul lato prospiciente la piazza S. Agostino per consentire una migliore illuminazione, fu impiantato un nuovo sistema di riscaldamento e venne radicalmente cambiato l’arredamento. Gli antichi banchi di noce massiccio allineati lungo le pareti maggiori furono sostituiti da file di tavolini posti al centro della sala. Tale discutibile intervento stravolse il progetto vanvitelliano che venne poi nuovamente compromesso quando, negli anni successivi, fu completamente distrutto l’antico pavimento in cotto. I lavori di risistemazione coincisero nel 1940 con l’arrivo in Angelica della biblioteca dell’Accademia Letteraria dell’Arcadia. L’angelica rimase estranea agli eventi bellici del ’40-’45.
Nel 1975 entra a far parte delle proprietà del Ministero dei Beni e Attività culturali; attualmente la biblioteca possiede più di 200.000 volumi tutti consultabili su richiesta.
Bibliografia:
- Biblioteca Angelica, P. Munafò e N. Muratore, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, Roma 1989
- Quaderno dell’Istituto di storia dell’Architettura, Università degli studi di Roma “La Sapienza”, fascicolo 32 – 1998, articolo p.27 “Borromini e la Biblioteca Angelica: storia di un’esperienza interrotta” di R. Samperi
- Quaderno dell’Istituto di storia dell’Architettura, Università degli studi di Roma “La Sapienza”, fascicolo 32 – 1998, articolo p.37 “Francesca Borromini alla Biblioteca Angelica: disegni, progetti e vicende storiche” di M. Carusi
- http://www.bibliotecaangelica.beniculturali.it/
- http://it.wikipedia.org/wiki/Biblioteca_Angelica
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